lunedì 8 giugno 2009

Italia analfabeta

«Vera democrazia non si ha là dove, pur essendo di diritto tutti i cittadini ugualmente elettori ed eleggibili, di fatto solo alcune categorie di essi dispongano dell' istruzione sufficiente per essere elementi consapevoli ed attivi nella lotta politica».

Piero Calamandrei, Gennaio 1946

"Recenti e accurate indagini nazionali di diversa fonte concordano nel dire che all’incirca un terzo dell’attuale popolazione adulta italiana è consapevole dell’esistenza di norme e istituzioni che ne tutelano diritti e beni e ha gli strumenti per fruire dei servizi che pure esistono. Due altre indagini, svolte in Italia e altri paesi per iniziativa di Statistics Canada e fondate sull’osservazione diretta delle capacità di lettura, scrittura, calcolo e problem solving, IALS, International Adult Literacy Studies, e ALL, Adult Literacy and Life Skills, per l’Italia, attraverso quadri analitici della stratificazione delle competenze, arrivano a conclusioni ancora meno liete: il 5% della popolazione adulta in età di lavoro (16-65 anni) versa in una condizione di totale analfabetismo, il 33% è da definirsi semianalfabeta, un ulteriore 33% è a rischio di ripiombare in tale condizione, e soltanto un po’ meno del 20% degli adulti mostra di possedere gli “strumenti minimi indispensabili per orientarsi in una società contemporanea”. Tra i paesi esaminati soltanto la Sierra Leone offre un quadro più negativo di quello italiano. Infine chi ha pazienza (i numeri sono ritenuti noiosi) può vedere gli effetti sociali e culturali di queste condizioni in un’altra indagine ancora. Cumulando e integrando i risultati ricavabili dalle indagini “multiscopo” periodicamente svolte dall’ISTAT, in particolare da quella più recente del 2006, emerge che soltanto il 16,2% della popolazione adulta italiana tra i 18 e i 65 anni partecipa in modo attivo alla vita della cultura (nel senso più ampio di questa parola), il 53,1% ne resta ai margini, una fascia intermedia del 30,8% aspira alla partecipazione, ma, per dir così, con moderato impegno. Queste condizioni di inerzia e poca cultura non possono ricondursi meccanicamente a bassi livelli di istruzione. È vero che nel confronto internazionale l’Italia continua ad avere percentuali assai modeste di laureati e diplomati, ma anche percentuali cospicue di questi, tra il 12 e il 25%, si collocano ai livelli più bassi che le diverse indagini individuano. Inoltre l’assenza pressoché totale di istruzione anche solo elementare è ormai ridotta a pochi punti percentuali. Ora dunque non si può più chiamare in causa la mancata o troppo bassa scolarità, ma occorre piuttosto riflettere sul mondo e sugli stili di vita che gli italiani trovano, subendoli o scegliendoli, una volta usciti dalla scuola avendovi raggiunto livelli di scolarità anche alti."

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